L’idea di riconoscere e catalogare i “friulanismi” è nata da un gruppo di amici… davanti a un taglio di bianco, of course.
Per diverse settimane si è scatenata un’autentica caccia da parte del nucleo storico dei contributori, - non tutti parlanti friulano -, che, nel bel mezzo di una conversazione, additavano l’ignaro interlocutore gridando “ecco!, un altro!”. E a casa, come sul lavoro, tendevano l’orecchio a ogni minimo segnale di strambolotto, lesti ad afferrare carta e penna per annotare l’ennesima scoperta.
Non immaginavamo, all’inizio, di riconoscere un numero così cospicuo di espressioni “locali” nel nostro stesso parlare quotidiano. A suffragare poi la sensazione che molte delle espressioni più “giuste” non trovassero una traduzione altrettanto efficace in italiano è venuta la conferma di amici che, usciti dal grembo della Patrie in età adulta per motivi di lavoro, studio, famiglia, si sono trovati una volta o l’altra a dover affrontare sguardi interrogativi per aver dichiarato, ad esempio, che “oggi la nebbia è proprio pengia”.
In particolare, non v’è studente universitario che, condividendo magari la stessa stanza o lo stesso appartamento con colleghi provenienti da oltre il Livenza, non abbia suscitato la perplessità o, a seconda dei casi, la vera e propria ilarità dei presenti dando voce alla propria condizione mediante uno spontaneo “friulanismo”.
I più giovani tendono a utilizzare molti dei termini e delle espressioni sotto elencate specialmente in un contesto informale, all’interno di un più articolato gergo generazionale; tuttavia, alcuni fra gli esemplari più esilaranti sono stati colti in luoghi pubblici o presso istituzioni culturali; sono ben rappresentati anche i media (in primis Rai Regione).

Ci siamo anche chiesti, ad un certo punto: “Ma perché usiamo queste parole? Molti dei “friulanismi” rappresentano dei moniti - e qui risentiamo la voce delle nonne o delle mamme che, nell’ingenua convinzione di favorire l’educazione dei figli, si sforzano di parlare loro in italiano -; e siccome un monito deve avere forza per sortire qualche effetto, occorre dargli il maggior grado di espressività possibile. Il tocco di friulano dà colore e suono al discorso; e spesso la molteplicità dei significati racchiusi in un unico termine lo rendono intraducibile. Alcune parole particolarmente efficaci entrano infatti con estrema facilità nel repertorio linguistico di non friulani che si sono trasferiti in Friuli.

L’elenco delle parole e delle espressioni non è certo una struttura rigida e conclusa. Naturalmente, la ricchezza e la varietà iniziale degli apporti sono andate pian piano esaurendosi, anche se qualche “perla” significativa emerge ancora. Gli oggetti della ricerca sono ora più rarefatti, più sfuggenti ed ambigui, essendo ormai per lo più espressioni complesse, che potrebbero passare per italiane, se non fosse per la cartina di tornasole dell’“alloglotta” che ne svela l’autentico sostrato friulano.

La decisione di procedere a una pubblicazione del glossario su questo sito nasce proprio dal desiderio di continuare ad accrescere il numero delle segnalazioni, nonché di accogliere le osservazioni di chi ritiene impropria l’attribuzione di una certa espressione all’uso del residente in Friuli piuttosto che nel Veneto o a Trieste (siamo infatti ben consapevoli della concomitanza dell’uso, non solo nelle realtà linguistiche contermini ma anche, come accertato da un sondaggio su pazienti “cavie" umane, in aree geograficamente assai distanti).

Pertanto invitiamo tutti coloro che si siano imbattuti in qualche “friulanismo”, a segnalarlo (indicando il contesto linguistico in cui è avvenuta la scoperta, corredando il tutto con una breve frase a titolo di esempio) al seguente indirizzo di posta elettronica :: noninost@hotmail.com.


Desideriamo infine segnalare i nomi di chi si è divertito a collaborare nella ricerca: Adriano, Agnese, Andrea, Brigida, Clarissa, Fausto, Giovanni, Isabella, Lavinia, Maurizio, Roberto, Paolo, Pino, Stefania, Stefano.

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